La sindrome dello stretto toracico è un quadro clinico che provoca dolore, intorpidimento, parestesie, debolezza, cambiamento di colore nell’arto superiore durante semplici attività della vita quotidiana (guidare, mantenere sollevato l’arto superiore, portare una valigia o una borsa a tracolla).
Ma di cosa si tratta nello specifico?
La sindrome dello stretto toracico (nota anche come sindrome dell’egresso toracico) è un quadro patologico dovuto alla compressione di strutture vascolari e nervose a livello dell’apertura toracica superiore (o stretto toracico), uno “spazio” situato alla radice dell’arto superiore, che per diverse cause può risultare ridotto.
Nello specifico queste compressioni possono avvenire a livello dei muscoli scaleni del collo (n.1), della clavicola (n.2) e del muscolo piccolo pettorale (n.3), come potete ben vedere nell’immagine.
Quali sono le cause di questo restringimento?
Tra le cause principali troviamo le variazioni posturali:
- la testa proiettata in avanti e le spalle chiuse portano ad un accorciamento associato di alcuni muscoli (scaleni, elevatore della scapola, piccolo pettorale) e all’abbassamento della clavicola, con conseguente restringimento degli spazi dove scorrono i vasi sanguigni e i nervi;
- un’altra alterazione posturale può essere dovuta all’eccessivo peso della mammella nella donna, con conseguente incurvamento in avanti e riduzione degli spazi sopracitati;
- Stress posturale derivante da carichi pesanti: portare una valigia o una borsa pesante, per esempio, può portare pressione e trazione del plesso nervoso brachiale.
Un fattore sempre molto importante per il benessere della persona risulta la respirazione. Gli scaleni, molto spesso coinvolti nella sindrome dello stretto toracico, sono infatti muscoli accessori della respirazione. Quando si attua una respirazione prevalentemente alta (e quindi il coinvolgimento principale dei muscoli superiori del tronco), questi muscoli possono andare incontro a iper-sollecitazione e ipertrofia.
Oltre all’ipertrofia degli scaleni, anche la contrattura di un altro muscolo può risultare spesso rilevante: parliamo del piccolo pettorale.
Esiste anche una causa congenita: alcune persone presentano una costa accessoria cervicale, che può ridurre lo spazio interno dello stretto toracico, a discapito dei vasi sanguigni e dei nervi che vi passano attraverso.
Molto frequenti sono, inoltre, i traumi, principalmente quelli da caduta e da incidente stradale: fratture di clavicola, lussazioni di spalla e colpi di frusta possono portare ad una riduzione dell’apertura toracica superiore.
Altri fattori che contribuiscono agli stress posturali sono le attività ripetitive: alcune attività lavorative o sportive inducono a ripetere lo stesso movimento tante volte al giorno. Ciò può comportare in tutte le sedi del corpo (quindi anche a livello dello stretto toracico) un’usura dei tessuti ivi presenti, fino all’insorgenza di vere e proprie patologie. L’uso prolungato del computer, lavorare in catena di montaggio, il sollevamento ripetuto di oggetti pesanti sopra la testa, il gioco del baseball o il nuoto sono alcuni esempi di queste attività.
Infine, può insorgere anche una riduzione della mobilità del nervo lungo il suo decorso in seguito alla presenza di aderenze cicatriziali, che portano il nervo in sofferenza e quindi alla sintomatologia.
Quali sono i sintomi principali
La sintomatologia riguarda tutto l’arto superiore. Nel 95% i sintomi sono principalmente di natura nervosa, mentre più raramente si presentano sintomi vascolari.
Dolore, parestesie, intorpidimento, debolezza, edema, cambiamento del colore sono i principali sintomi.
I sintomi si manifestano principalmente durante attività di vita quotidiana e possono comportare alcune limitazioni:
- Disturbi del sonno (dolori e intorpidimento notturni inducono il paziente a continui cambi di posizione durante la notte, alla ricerca della posizione più confortevole);
- Incapacità di portare a lungo valigie o borse pesanti, anche a tracolla, con il lato interessato;
- Incapacità di mantenere a lungo le braccia sollevate sopra la testa;
- Incapacità a lavorare a lungo al computer o stare molto tempo alla guida.
In cosa consiste la diagnosi?
È importante fare una diagnosi differenziale da cervicobrachialgia da discopatia (es. protrusione o ernia del disco) e sindrome del tunnel carpale, con cui spesso viene confusa. Un esame obiettivo attento e appositi test funzionali durante la visita fisioterapica offrono un valido supporto. Inoltre, possono risultare utili anche alcuni esami strumentali:
- Ecografia (per valutare eventuale alterazione del flusso sanguigno);
- Radiografia (per l’individuazione dell’eventuale costa accessoria cervicale);
- Elettromiografia (per lo studio dei muscoli e delle strutture nervose che li controllano);
- Risonanza magnetica e TAC (utili per valutare l’assetto dei vasi sanguigni all’interno dello stretto toracico);
- Arteriografia e venografia (per identificare una eventuale anomalia vasale e classificarla).
Come la fisioterapia può intervenire in questo disturbo?
Di fondamentale importanza è l’esercizio terapeutico, con l’obiettivo di insegnare al paziente degli esercizi che permettano di migliorare la performance, di ridurre gli stress ai tessuti, migliorare la flessibilità muscolare e la mobilità delle articolazioni e del tessuto connettivo, quindi il raggiungimento e il mantenimento di una postura più fisiologica.
Nel caso in cui si presenti una respirazione alta, il fisioterapista può inoltre intervenire con una rieducazione respiratoria improntata alla respirazione addominale-diaframmatica e al rilassamento della parte alta del torace.
La fisioterapia, infine, agisce sulle densificazioni muscolari e fasciali attraverso trattamenti manuali e strumentali con lo scopo di far lavorare al meglio tutto il sistema neuro-muscolo-scheletrico e ripristinare il corretto scorrimento dei tessuti.